f a b i o p r e s t i

Things, people and trees. Those things are forgotten, abandoned, covered in rust beside the objects to which we pass with indifference and watching us still and silent, like electricity pylons and cranes, are "accessories" of the urban landscape, those who are part of our lives although we no longer get too ... Fairly case in our negligence, to quote the title of a series of works, there are trees, trees, people, immersed in the dust. And finally the people. People who walk alone, seen from above, as if through a camera, each with its own past, each with the date of the day "that made the difference" - the one where you had to deal with their own destiny or do a critical choice - imprinted on his face. These things, these people and these trees must have a new chance. Can be summarized in these words, the poetry of Fabio Presti, the artist I like to begin this overview on art "that is," and "will". More than the registry office (he was born in 1973) to be comfortable to quickly among young talents of the area is the freshness of his research. The rest is not much that he discovered his artistic talent. To distract him from painting for years, he has always loved as a boy but which he landed with conviction only in 2006, was the music, and as a musician I met him, years ago, passionate and full of ideas. Now this creative charge Fabio was able to put at the service of visual art, creating works that are surprising for the completeness and maturity and show that in just over three years, this volcanic rock guitarist has turned into an original artist and not doubt motivated. 
To confirm this innate talent (Fabio is virtually self-taught) arrived soon also recognized by critics and art world and a number of solo and group well-selected and weighted to show how soon is "young" in creativity but very mature in choices and decisions. 
Simona Bartolena - Excerpt from the book "Here, already, beyond" - Silvana Editoriale 

 

Le cose, le persone e gli alberi. Le cose sono quelle dimenticate, dismesse, coperte di ruggine; gli oggetti accanto ai quali passiamo con indifferenza e che ci osservano immobili e silenziosi, come i tralicci dell’energia elettrica o le gru; sono “gli accessori” del paesaggio urbano, quelli che fanno parte della nostra vita sebbene ormai non ci si faccia troppo caso… Discretamente nella nostra incuranza, per citare il titolo di una serie di opere, esistono anche gli alberi, alberi cittadini, immersi nella polvere. E infine le persone. Persone che passeggiano sole, osservate dall’alto, quasi attraverso una telecamera; ciascuna con il proprio trascorso, ciascuna con la data del giorno “che ha fatto la differenza” – quello in cui si è dovuto fare i conti con il proprio destino o compiere una scelta cruciale –  impressa sul volto. Queste cose, queste persone e questi alberi devono avere una nuova possibilità. Si può riassumere in questi termini la poetica di Fabio Presti, l’artista con cui mi piace cominciare questa panoramica sull’arte “che è” e “che sarà”. Più che l’anagrafe (è nato nel 1973) a far stare a proprio agio Presti tra i giovani talenti del territorio è la freschezza della sua ricerca. Del resto non è molto che egli ha scoperto la propria vena artistica. A distrarlo per anni dalla pittura, che ha sempre amato fin da ragazzo ma a cui è approdato con convinzione solo nel 2006, è stata la musica; e come musicista l’ho conosciuto, anni fa, appassionato e pieno di idee. Ora questa carica creativa Fabio è riuscito a metterla al servizio dell’arte figurativa, realizzando opere che sorprendono per la compiutezza e la maturità e che dimostrano come in poco più di tre anni, questo vulcanico chitarrista rock si sia trasformato in un artista originale e senza ombra di dubbio motivato.

A conferma di questo innato talento (Fabio è praticamente un autodidatta) sono arrivati ben presto anche i riconoscimenti dalla critica e dal mondo dell’arte e un buon numero di mostre personali e collettive ben selezionate e ponderate che dimostrano come Presti sia “giovane” nella creatività ma molto maturo nelle scelte e nelle decisioni.

Simona Bartolena - Testo tratto dal libro “Qui, già, oltre” - Silvana Editoriale