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Rita Marziani

SAPER ASCOLTARE.

- E’ una dote. Non comune -

Che si può anche imparare ad esercitare, riconoscendo nel tacitamento del sé la grande

opportunità di accogliere l’altro e l’universo che ci circonda.

Ascoltare richiede pazienza, rispetto, garbo d’avvicinamento.

Con la maestria di un esperto cameraman, Fabio Presti sa sorprendentemente intuire le

modalità giuste di zoom, soffermandosi, se è caso, su perimetri discreti oppure accorciando

sensibilmente le distanze, quando il desiderio di prossimità con la Visione prevale.

E’ con discrezione e rispetto per la loro intimità, che osserva le sue “Dimenticanze” - piccoli

abeti carichi di memorie e vissuto, mentre si appaiano ed iniziano un dialogo sommesso,

confidenziale. Le loro pacate condivisioni restituiscono la vibrazione degli attimi al silenzioso

contesto che li accoglie. E vi portano Anima.

Con sguardo quasi sornione, l’autore rimane a guardarli, in compiaciuto ascolto, conscio che

pochi passi sarebbero sufficienti per farsi appresso, ma consapevole che, a volte, la bellezza

della visione sta proprio nella distanza.

E persino nella sua scomposizione…

Sin dalle sue prime opere, Fabio Presti sceglie infatti di scomporre la tela, spezzettandola o

quadrettandola. Frammentazione che non disturba né confonde la visione d’insieme. Al

contrario, in qualche modo positivamente la delimita, permettendo di ricostruire quei

preziosi parametri di riferimento, che, di fronte ad una tela uniforme dalle più svariate

possibilità espressive, talvolta vengono a mancare, generando un’indecisione e uno

smarrimento, ben noti anche ai grandi scrittori, al cospetto della pagina bianca…Spezzettamento e ri-geometrizzazione della tela (e degli orizzonti) attribuiscono solidità

anche alle visioni più azzardate di altissimi tralicci e gru, che in tal modo riescono a condurre

l’ambizioso sguardo lontano e verso l’alto, senza farlo incespicare nella vertigine.

- Trasformare la tela da “semplice” supporto a potente strumento di

comunicazione “subliminare” -

Grande intuizione d’Autore, realizzata anche grazie alla calda tattilità dei pigmenti “poveri”

(ruggini, applicazioni ferrose e polveri di marmo), che accendono di vita propria la tela,

preparandola ad accogliere  -  in un fremito di colore - le emozioni, i silenzi e le visioni che

verranno.

Un sussurrare di tele, che attira gradualmente lo spettatore, per poi d’un tratto sorprenderlo

e definitivamente conquistarlo, con l’incisività delle rappresentazioni.

Forza e pacatezza d’impatto convivono in rara armonia nelle opere di Presti!

Anche nella superba verticalità degli scorci urbani e dei grandi tralicci, che - “Discretamente

nella nostra incuranza” - si ergono maestosi, un grande equilibrio prevale: il rigore non si fa

mai austerità, la fermezza dei tratti mai si confonde con la durezza.

A prevalere, è una Rassicurante Essenzialità, che traduce le più audaci prospettive in visioni

familiari,  ricongiungendole all’Uomo, senza sovrastarlo.

L’UOMO…

…Emozionante richiamo, che, nelle opere più recenti di Presti (“Dates” ed “Ops”), ha preteso

e conquistato un ruolo di primo piano: negli anni, l’attitudine dell’autore all’ascolto si è fatta

più marcata. La sua maturità di sentire e la sua affettività sono divenute piene.- E l’avvicinamento alla Visione ha finalmente avuto inizio -

Dall’alto, a cavi sospesi, Fabio Presti ritrae tenere creature, vive – inequivocabilmente vive!, 

cui istintivamente verrebbe di porgere un dito, per aiutarle a scavalcare il bordo della tela, su

cui amorosa mano le ha adagiate…

Pochi tratti gli sono sufficienti per dar loro anima e voce: con sapiente tocco minimalista,

Presti libera la scena dal superfluo, ampliando gli spazi e mettendoli a generosa disposizione

di piccoli uomini e donne, che, talvolta sfrontati talora invece in candida timidezza, colgono

l’opportunità di questo palcoscenico extra-ordinario, per raccontare il proprio vissuto, le loro

“dates” e il loro quotidiano, in un appassionato richiamo all’ascolto, al dialogo e alla

compartecipazione.

In un ensemble di stupori, entusiasmi, disappunti e coraggiose incertezze, le loro voci si

fanno Musica.

Le note fluiscono libere, coinvolgenti, armoniose.

In un possente crescendo di emozioni condivise, le loro anime si Rivelano, con un atto

d’Amore alla cui melodiosa fascinazione è arduo sottrarsi…

…Love Song…

Rita Marziani  - Testo tratto dal catalogo della mostra “Love Song” - Maelström Art Gallery - Milano

 

 

“La ruggine è una velatura che si forma su qualcosa di dimenticato” - scrive Fabio PRESTI, che può offrire nuove possibilità espressive a forme e materiali. Miscelandola ad altri pigmenti poveri (polveri, resine e colle), Presti conferisce alle proprie tele un caldo effetto marmorizzante ed un’impronta fortemente materica, prediligendo - nel contempo - una spiccata essenzialità nella raffigurazione del soggetto, che affiora graduale per progressiva sottrazione: la figura umana, di piccole dimensioni e delineata in estremo rigore di tratti, priva di fisionomia precisa, ma in atteggiamenti e posture che ne rivelano la condizione di perplessità e smarrimento, sola si presenta al centro della tela, per poi da essa gradualmente congedarsi, lasciando - quali unici protagonisti della scena (in un prevalere di toni grigio-rosso-marroni) - amabili cagnolini, rimasti d’improvviso soli. Soli quanto un uomo…

Grande è la solitudine dell’uomo, sopraffatto da bisogni indotti, dai quali fatica a prescindere, ritenendoli fattori determinanti (e, pertanto, indispensabili) per la propria felicità. Confuso da un consumismo logoro e stanco - pur tuttavia assai radicato, l’uomo rischia di perdere di vista la propria identità ed i propri valori, scoprendosi di giorno in giorno più solo, vuoi perché fagocitato da un sistema dal ventre molle, ormai avvezzo a proporre surrogati ben confezionati, vuoi perché questo stesso sistema – piuttosto - lo rifiuta, scegliendo di rimanere in disparte ed attorniandosi di “simili sensibili”, in nucleo assai ristretto. Uscire dall’’isolamento è comunque possibile, attraverso un coraggioso processo di “decostruzione”, che implica scardinamento delle false credenze, presa di coscienza del sé e rinnovata apertura comunicativa, nonché riscoperta del valore degli affetti, e, soprattutto, fiducia nel cambiamento, che Fabio ama tracciare apponendo sulle tele piccoli timbri di date, ricorrenze - dolcemente impresse nella memoria - dei più significativi momenti di svolta, prodromici ad una consapevolezza nuova e piena.

Rita Marziani  - Testo tratto dal catalogo della mostra “In Absentia” - Maelström Art Gallery - Milano

 

 

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